Google+ Foto Club Valle Scrivia: febbraio 2014

sabato 8 febbraio 2014

Davide Merlo racconta la sua esperienza al concorso fotografico "un paese ci vuole"



Sentiamo le sue parole: "La partecipazione al concorso "Un paese ci vuole" ha rappresentato una vittoria per me. Non tanto per la foto "In paese si partecipa", premiata con il quarto posto (medaglia di cartone), quanto per l'adesione sentita del Foto Club Valle Scrivia a questo evento che era ricco di contenuti comuni alla nostra associazione. La soddisfazione, poi, di vedere un amico e allievo che viene premiato come terzo classificato, non ha prezzo. Soddisfazione che ritoverò ancora più grande qualche mese dopo con la vittoria di Mira Borghesan al concorso regionale "Scattiamo... in fattoria".
Per quanto riguarda le mie foto al concorso di Carrega, posso dire che mi sono divertito. Intanto perchè, per l'occasione, abbiamo fatto una gita fotografica di gruppo che è servita da stimolo per la gara, ma soprattutto come fornace per altre idee da condividere in associazione.
 Poi perchè ho potuto dedicarmi, come sempre meno accade purtroppo, alla fotografia analogica, concedendomi tempi più rilassati per preparare i miei scatti.
Da sempre attribuisco alla fotografia analogica la capacità di focalizzare maggiormente l'attenzione nell'atto di fotografare. Sintetizza una situazione.
Per me è come pescare in riva al fiume con paziente attesa, ma sempre vigili e attenti a ogni particolare.
Così attraverso scatti eseguiti con Canon QL25 e pellicola Kodak BW400CN poi scansionata con Fuji Frontier, mi sono limitato a raccontare in quattro foto quello che ci vuole, secondo me, in un paese di ormai poche anime che tentano di recuperare una propria identità.
E allora ecco che "In paese si partecipa"(4° classificata), "Si attende...", "...Chi lavora" ed "Un paese si vive" rappresentano l'importante sforzo dell'amministrazione di Carrega di rivalorizzare il proprio territorio.
La scelta della tonalità camoscio, i contenuti ed i titoli proposti lasciano ben intendere un messaggio che oggi suona quasi come monito: vivere la propria identità sociale, con uno sguardo al futuro ed uno attento al passato, alle proprie origini."






mercoledì 5 febbraio 2014

Riparatori Leica - Storia di un mestiere scomparso





Entrando nel laboratorio di Samca, si ha subito l'impressione di fare un salto nel passato, più o meno di circa 40 anni. Ma è solo un impressione. In effetti, osservando alcuni corpi macchina che sono esposti in una vetrina all'ingresso, si capisce che gli anni trascorsi potrebbero essere qualcuno di più.


Incontrando Luigi Sammartino e Luigi Casanova si ha il piacere di conoscere persone di esperienza, legate al loro passato, ma molto piacevoli e desiderose di condividere il loro mondo, un po' all'ombra di un marchio storico. Io ed Emanuele ci sentiamo immediatamente come i bimbi il cui nonno li porta in bottega a scoprire un sacco di cose mai viste e incominciamo le riprese. L'atmosfera si trasforma e i visi si fanno seri al via di una narrazione che odora di nostalgico. Colpa un po' della timidezza davanti alla videocamera per la prima video intervista, ma ansiosi di dire quante più cose possibili per lasciare qualcosa di quella 'specie' in via di estinzione, come già ci aveva fatto intendere Sammartino al primo incontro.

     
In realtà Gino, come si fa chiamare, lo avevo conosciuto 7 anni prima, ignaro di tutta la storia che gli apparteneva, perché cercavo qualcuno che mi aiutasse a riparare la mia QL 25. Già in quell'occasione capii che Samca era una miniera d'oro per la storia della fotografia.
Così, quando incomincia l' intervista, ci rendiamo subito conto che sarà lunga. Mentre parliamo Gino non riesce a stare fermo sulla sedia e ci racconta di come ha iniziato la sua avventura nell'allora ditta Cattaneo. Per lavoro, ma rimasta passione per tutta la vita, tanto da non potersi sottrarre a condividerla con il club dell'AMT.


Entrando nel vivo del discorso, scopriamo che, come per altri mestieri in quegli anni, la professione si imparava davvero: con metodo, disciplina ed applicazione, lasciando nessun dettaglio al caso, questo valeva per tutti, non solo per i più bravi. Credo che in questo Samca sia una sintesi ed una dimostrazione di come un mestiere possa protrarsi così a lungo nel tempo.
S'intende anche nell'orgoglio che trapela quando, sulle parole di Sammartino, tuona la voce di Casanova che ricorda, con leggero accento genovese, della necessità di impiegare 16 ore di lavoro per cambiare un tamburo in M5. Da fare impallidire i riparatori moderni...


Ma Leica é soprattutto storia e tradizione, se lo ricordano bene i due soci e i loro clienti, molti dei quali sono collezionisti. A suggellare questo, sulla parete, insieme a tanta documentazione fotografica, c'è il ricordo della visita ad Olms, nei nuovi stabilimenti Leica, che immortala la prima UR di Barnack. Roba da brivido. Lo documentano anche alcuni amici del gruppo Storia della Fotografia su facebook che nel 2011 hanno compiuto questo viaggio insieme a Sammartino e lo celebrano ancora con affetto. Modelli M, R, III e IIIf, 250, pezzi unici da collezione come la M regalata al Dalai Lama sono passati di qui, strumentazione unica in Italia, come quella per la centratura delle maschere, ma, come dice rassegnato Casanova girandosi dall'altra parte, 'ormai é tutto finito'.


Mentre alla domanda 'c'è qualcuno interessato alla vostra storia, a tutto questo materiale, come una fondazione, per esempio?'. La risposta suona drammatica: 'purtroppo no'. Non li lasciamo senza aver prima accettato alcuni doni, in ricordo del nostro incontro, che accettiamo molto volentieri e con l'auspicio, come Associazione Culturale Foto Club Valle Scrivia, che si possa trovare un finanziatore per salvare questo patrimonio storico che ha rappresentato quasi un secolo della recente fotografia, di valore tecnico e culturale, e che parla anche un po' genovese.


Davide Merlo